Hanno riscosso sempre più successo nel corso degli anni e oggi sono tra gli strumenti finanziari più interessanti in circolazione: gli ETF.

Ne hai già sentito parlare? Vuoi capire se fanno al tuo caso, per rispondere alle tue esigenze finanziarie e di investimento?

Scopriamo insieme cosa sono gli ETF e come possono fare la differenza per il tuo portafoglio finanziario.

Cosa sono gli ETF?

ETF è l’acronimo di Exchange Traded Found e significa: fondi negoziati in Borsa.

Per spiegarti meglio analizziamo gli elementi dell’acronimo:

  • per fondo si intende una sorta di grande paniere di titoli azionari e/o obbligazionari che ci permette, proprio perché è un insieme di tanti titoli, di diversificare l’investimento, rispetto all’acquisto di un numero ristretto;
  • la seconda parte dell’acronimo fa riferimento al fatto che gli ETF sono acquistabili e vendibili in tempo reale proprio come fossero una singola azione, negoziata sulla Borsa Italiana o su altri mercati regolamentati. 

Voglio sottolineare che il principio di diversificazione è estremamente importante perché consente di evitare il rischio specifico a cui si va incontro quando si compra un singolo titolo.

Fondi attivi e fondi passivi: cosa sono e come si distinguono?

Prima di approfondire nel dettaglio gli ETF, va detto che esistono due tipologie di fondi:

  1. fondi attivi. Sono i cosiddetti fondi comuni di investimento, quelli che vengono proposti e collocati principalmente dalle banche tradizionali. Si chiamano attivi perché vengono gestiti in maniera attiva. Un fondo attivo azionario europeo, infatti, avrà un team di gestione che farà analisi sui titoli per cercare di battere l’indice di riferimento, come, ad esempio, l’Euro Stoxx 50 (i 50 titoli più grossi a livello europeo) oppure lo Stoxx 600 (le 600 aziende più capitalizzate a livello europeo). Questo tipo di gestione, è ovvio, va pagato e ciò spiega perché sui fondi attivi pesano costi che vanno circa dall’1,5 al 3%. Va inoltre detto che le banche tradizionali quando collocano questi fondi applicano anche una commissione di ingresso che di solito è tra l’1 e il 5%. 
  1. fondi passivi. A differenza dei fondi attivi, che non sono negoziati in Borsa, non c’è  alcun team di gestione che cercherà di battere il mercato e da pagare. Così i costi possono essere molto più bassi e variare dallo 0,07% allo 0,50%.  Gli ETF appartengono proprio a questa categoria. Il loro obiettivo è semplicemente quello di replicare l’indice di riferimento. Utilizzando lo stesso esempio di prima, l’ETF azionario europeo, che avrà come obiettivo la replica dell’Euro Stoxx 50, andrà ad acquistare gli stessi 50 titoli che compongono questo indice. 

Sul tema fondi attivi e fondi passivi va specificato che anche tra gli addetti ai lavori è molto acceso il dibattito tra quale delle due categorie sia da preferire. 

Personalmente mi baso su dati oggettivi che indicano che ogni anno circa il 90% dei fondi attivi non riesce a battere il mercato. E quei pochi fondi che ci riescono, comunque negli anni successivi non confermano la loro performance. 

Perciò, salvo poche eccezioni, per i miei clienti preferisco utilizzare gli EFT attenendomi tra l’altro ai dati sul loro utilizzo a livello globale.

Come un ETF riesce a replicare l’andamento del mercato?

Ci sono due modi in cui un ETF può fare il suo lavoro. Guardiamo insieme quali sono le possibilità a cui puoi fare riferimento.

Replica fisica

La replica fisica indica che effettivamente l’ETF va ad acquistare titoli che compongono l’indice che vuole replicare.

Può essere fatta in tre modi:

  1. replica completa, ovvero acquistando tutti i titoli che compongono l’indice da replicare. Si utilizza di solito quando gli indici sono composti da azioni facilmente negoziabili, come gli indici europei oppure quelli americani;
  2. a campionamento, cioè in quei casi in cui l’ETF non va a comprare tutti i titoli, ma soltanto un campione rappresentativo. Questo è il caso di indici azionari poco liquidi oppure obbligazionari sulle quali sarebbe controproducente andare ad acquistare ogni singola obbligazione che compone l’indice;
  3. replica a ottimizzazione, in questo caso viene fatta un’analisi multifattoriale per andare a ridurre il numero di titoli da acquistare. Il classico esempio è quello dell’indice FTSE All World che è l’indice che raggruppa tutte le Borse mondiali, dove i titoli da acquistare sono davvero migliaia. 

Replica sintetica

La replica sintetica è tipica degli ETF che vogliono replicare i cosiddetti mercati esotici. Si tratta di alcuni mercati emergenti ai quali è difficile accedere senza avere costi eccessivi. 

In questo caso, la società che gestisce gli ETF fa un accordo con una controparte, di solito una banca, che si impegna a corrispondere, a favore degli ETF, l’esatto rendimento dell’indice che si vuole andare a replicare. 

Questo permetterà di replicare l’indice di riferimento in maniera puntuale, senza avere costi eccessivi. 

È bene chiarire che sugli ETF a replica sintetica c’è il rischio di fallimento della controparte, quindi della banca che deve corrispondere agli ETF i rendimenti. Rischi che però, grazie ad una serie di protezioni,  sono davvero minimi. 

Nel mio lavoro quotidiano, preferisco utilizzare ETF a replica fisica. Soprattutto perché su alcuni Paesi emergenti, poco trasparenti e poco efficienti, prediligo ancora una gestione attiva, dove un buon gestore può fare la differenza.

Quali sono i rischi legati agli ETF?

Dal punto di vista della tassazione, i guadagni realizzati con ETF sono tassati al 26%, fatta eccezione per gli ETF che vanno a replicare indici obbligazionari governativi, ovvero quelli che investono in titoli di Stato che sono tassati al 12,50%

Erroneamente si tende a credere che gli ETF sono poco rischiosi, solo perché semplici e trasparenti.

Di certo sono meno rischiosi rispetto all’acquisto di un singolo titolo o un numero comunque ristretto di titoli. Inoltre evitano il rischio rispetto al fondo attivo di fare peggio del mercato. 

Ma ecco, voglio dirti la verità. Semplice e trasparente non vuole per forza dire non rischiosi. Come abbiamo visto si tratta di strumenti fortemente legati all’andamento del mercato

Perciò non è sufficiente mettere insieme tre ETF per pensare di avere un portafoglio efficiente ed equilibrato.

Come usare al meglio gli ETF?

Utilizzare strumenti passivi come gli ETF è sicuramente un’idea vincente. Ma tieni conto che raggiunge la sua completa efficacia solo se accompagnata da comportamenti passivi.

I comportamenti passivi li potrai avere e mantenere solo se prima di decidere in cosa investire ti chiederei per cosa investire

Pianifica quindi quelli che sono i tuoi obiettivi di vita e finanziari e le strategie per raggiungerli. 

La conseguenza di questa scelta porterà una minor movimentazione di portafoglio, senza andare a commettere i classici errori comportamentali dettati da paura, euforia, notizie dell’ultimo minuto o dalla tentazione di voler andare a indovinare i movimenti di mercato. 

E tu investiresti con gli ETF? Fammi sapere cosa ne pensi o se vorresti approfondire l’argomento.