Il Canada sta per diventare il 51° stato? Gli USA si riprenderemo il Canale di Panama con la forza? La Danimarca si arrenderà e cederà la Groenlandia?

Queste domande dirompevano poche settimane fa, ma sembra siano passati mesi. Non so se qualcuna di quelle ambizioni territoriali si concretizzerà, eppure vedo che il rumore di queste questioni è già svanito e non se ne parla più. 

Oggi, infatti, le domande più frequenti sono tutte dedicate a Trump e alla sua recente elezione.

Cambiano le domande, ma non cambia l’approccio. Quello che si fa, infatti, è continuare a focalizzarsi su ciò che viene detto e non su ciò che davvero si realizza

Insomma, tutta l’attenzione è sul “rumore di fondo”. Ed è un’attenzione mal riposta, visto che, soprattutto in tema di finanze, rischia di farci prendere degli abbagli pericolosi.

Politica e mercati, come sono legati?

È vero, la politica e i mercati finanziari costituiscono un intreccio complesso e si influenzano reciprocamente in modi spesso sottili ma significativi. 

Mentre da un lato i mercati globali reagiscono rapidamente a decisioni politiche e contesti istituzionali, dall’altro le politiche pubbliche vengono spesso modellate sulla base delle pressioni e delle esigenze dei mercati economici.

In particolare, possiamo vedere che la politica ha un impatto diretto e indiretto sui mercati finanziari tramite una serie di leve e scelte strategiche:

  • le riforme economiche, incidendo sui tassi d’interesse o sulla regolamentazione bancaria, possono alterare in modo significativo il clima nel quale operano aziende e investitori,
  • la politica monetaria determina la fiducia degli investitori e influenza il costo dei finanziamenti, poiché le azioni delle banche centrali includono modifiche ai tassi d’interesse o il riacquisto di titoli
  • la politica estera, nei casi di instabilità, può comportare volatilità nei mercati legata a crisi e conflitti
  • le elezioni di governo, a causa dell’incertezza sul risultato previsto, possono creare fluttuazioni nei mercati. 

L’ultimo caso è proprio quello con cui ci stiamo confrontando adesso; soffermiamoci quindi per un approfondimento.

Le elezioni americane incidono sui mercati?

Restando in tema governo americano, ritorniamo all’era di Trump 1.0, in particolare al periodo tra il giorno delle elezioni e l’insediamento. Durante quell’interregno, Trump aveva iniziato a twittare ai dirigenti aziendali, blandendo, minacciando e causando danni generali. 

Per le prime settimane, i mercati avevano punito le aziende destinatarie dei messaggi del presidente. 

Subito dopo, è diventato chiaro che si trattava per lo più di chiacchiere, con poche o nessuna conseguenza nel mondo reale. La (sovra)reazione del mercato è svanita.

Meccanismo che non è mancato nemmeno con le ultime elezioni.

Dopo il 5 novembre 2024, giorno delle elezioni americane, infatti, l’indice Russell 2000 ha guadagnato “sulla speranza” che la politica dichiarata da Trump avrebbe favorito le società a più piccola capitalizzazione, ovvero proprio quelle presenti nel Russel 2000. 

Nella pratica, però, il rialzo è completamente svanito e l’indice è tornato a valori ben al di sotto di quelli del 5 novembre. 

Elezioni americane e finanze

Oltre l’azione sui mercati, c’è un altro aspetto da considerare: la presenza dell’industria finanziaria che ha agito per complicare le cose.

Ancora prima delle elezioni negli USA, è stato creato un ETF che investe nelle società che dovrebbero beneficiare di più delle politiche di Trump. Si tratta di un ETF chiamato MAGA, dall’acronimo di Make America Great Again, ovvero lo slogan di Trump.

Tale ETF, dopo un rialzo post-elettorale, è già in ritardo rispetto all’S&P 500. Sia prendendo in considerazione un confronto dal giorno delle elezioni

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… sia considerando un lasso di tempo più ampio e un confronto sugli ultimi 12 mesi:

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Come gestire il portafoglio in caso di influenze politiche?

Prestare attenzione al contesto più ampio in cui ci troviamo è importante, non possiamo negarlo. Oggi, ad esempio, anni consecutivi di oltre il 20% in azioni suggeriscono di abbassare le aspettative per i prossimi 12-24 mesi, o forse più.

Ma non è l’aspetto primario; mi spiego meglio. Quando si tratta di investimenti è importante mettere le cose in ordine: il contesto è molto più importante del rumore, ma i tuoi obiettivi sono ancora più importanti del contesto.

E siamo tornati di nuovo a parlare del rumore che abbiamo citato all’inizio. Il rumore è tutto ciò che può distrarci e distoglierci da ciò che è concreto e ci interessa davvero. Finora ci siamo concentrati sulla politica, ma può essere di diversa natura.

Quello che non cambia dovrebbe essere l’approccio, cioè prestare poca attenzione alla maggior parte delle cose che vengono dette e concentrarsi su tutte le cose che contano davvero per il proprio progetto. 

Insomma, se proprio vuoi guardare qualcosa, tieni conto di quello che effettivamente viene messo in atto e non di quanto i media ripetono tutti i giorni.

Spegni la TV, ignora le ultime notizie sui social media e non badare alle chiacchiere da bar; altrimenti è solo caos.