Complici 15 anni di tassi vicini allo zero, la maggior parte degli investitori non presta molta attenzione al mercato obbligazionario. Tuttavia, dopo gli ultimi 18, 24 mesi, le obbligazioni sono davvero delle opportunità molto interessanti.
Rivisitiamo insieme i principi fondamentali, concentrandoci soprattutto sul tema della durata delle obbligazioni, per approcciarci alle obbligazioni nel modo più semplice possibile e sfruttarne tutte le potenzialità.
Cos’è una obbligazione finanziaria?
Per capire cos’è un’obbligazione, attingiamo direttamente alla definizione data dalla Banca d’Italia:
L’obbligazione (o bond) è un titolo che conferisce all’investitore che lo compra il diritto a ricevere, alla scadenza definita nel titolo, il rimborso della somma versata e una remunerazione a titolo di interesse (chiamata cedola).
Il soggetto emittente, per il quale l’obbligazione rappresenta un debito perché utilizza la somma ricevuta per finanziarsi, può essere:
- uno Stato (vedi “Titoli di Stato”) o un altro ente pubblico
- una banca o una società di altro genere (si parla in questo caso di corporate bond)
- un organismo sovranazionale (si parla in questo caso di supranational bond).
Le obbligazioni possono essere acquistate al momento della prima emissione, cioè quando vengono offerte per la prima volta al pubblico (sul mercato primario), o in un momento successivo alla loro emissione da chi le ha già acquistate (sul mercato secondario). In quest’ultimo caso l’acquisto avviene al prezzo di mercato.
Esistono diversi tipi di obbligazioni a seconda delle caratteristiche specifiche del titolo.
In base al rendimento, le obbligazioni ordinarie possono essere con cedola:
- a tasso fisso, che garantisce periodicamente un ammontare di interessi stabilito a priori;
- a tasso variabile, in cui gli interessi pagati dipendono da indici finanziari (generalmente Libor, Euribor o altri tassi ufficiali), reali (tasso di inflazione) o valutari (tasso di cambio).
Quanto durano le obbligazioni?
La durata influenza direttamente la sensibilità dell’obbligazione stessa al muoversi dei tassi di interesse di mercato.
Faccio un esempio molto scolastico, supponendo di avere un’obbligazione che vale 100 euro, ecco cosa accade tenendo conto della scadenza:
- con scadenza a 10 anni e un tasso annuo del 3%. Se i tassi di mercato vanno al 4%, il prezzo dell’obbligazione scenderà del 10% (1% di differenza di tasso moltiplicato per gli anni che mancano alla scadenza)
- con scadenza a 5 anni, mantenendo gli stessi tassi, invece, il prezzo scenderebbe del 5%.
La stessa cosa vale al contrario: i tassi di mercato in discesa si tradurrebbero in una crescita del prezzo delle obbligazioni in oggetto.
Ci sono anche altri fattori che possono muovere il prezzo di un’obbligazione (ad esempio, il mutare della capacità dell’emittente di rimborsare l’obbligazione a scadenza), ma è evidente come rialzi e ribassi delle banche centrali possano incidere sulle obbligazioni.
Cosa scegliere tra obbligazioni a breve e lungo termine?
Anche per rispondere a questa domanda, abbiamo bisogno di basarci su alcuni esempi, anzi, dei veri e propri dati. Prendiamo, quindi, i rendimenti dei titoli di Stato USA:
Una prima domanda pertinente che potremmo porci, a partire da questi valori è: perché investire in un titolo USA a 10 anni quando con quello a 1 anno posso ottenere quasi l’1% in più?
Quello su cui dobbiamo riflettere, in questo caso, è che il titolo con scadenza 1 anno ci espone al “rischio di reinvestimento”, perché se tra 1 anno i tassi dovessero essere più bassi di adesso (complice l’arrivo di una recessione), si andrà a reinvestire la stessa somma a un tasso inferiore.
Al contrario, un titolo decennale, garantirà quel tasso per un periodo di tempo più prolungato, spostando avanti di 10 anni il rischio di reinvestimento.
Come abbiamo visto prima, però, anche le obbligazioni a lunga scadenza (ce ne sono anche a 20, 30, 40 anni) hanno dei rischi. E lo sa bene chi le ha avute in portafoglio negli ultimi 24 mesi, con ribassi del 20, 30%.
Non c’è certezza sul fatto che i tassi davvero scenderanno. E se dovessero salire ancora a causa di nuove fiammate inflazionistiche, i prezzi delle obbligazioni scenderebbero ancora.
Rendimenti obbligazionari in Europa
Abbiamo visto i rendimenti USA, ma in Europa, cosa accade? Diamo un’occhiata ai rendimenti francesi:
I titoli a lunga scadenza rendono più o meno come quelli a breve, quindi non c’è un premio di rendimento tale da giustificare un impegno di più lungo periodo.
Vale lo stesso dilemma di prima: breve scadenza con rischio di reinvestimento o lunga scadenza con potenziale maggiore volatilità di prezzo?
Rispetto a un paio di anni fa, ora siamo in una diversa situazione: non siamo più in un mercato di tassi zero, ora abbiamo tassi mediamente del 4% annuo.
Pertanto, anche se i tassi dovessero salire ancora un po’ e i prezzi delle obbligazioni subire un ulteriore ribasso, abbiamo un “cuscinetto” del 4% annuo di rendimento che ci garantisce un margine di sicurezza maggiore.
Investire in obbligazioni: a cosa prestare attenzione?
Nessuno ha la capacità di prevedere dove andranno i tassi di interesse o l’inflazione da qui in poi. Meglio guardare al mercato obbligazionario in termini di rischio e rendimento.
Il mercato obbligazionario era preoccupante nel 2020, quando i tassi sono scesi ai livelli più bassi della storia e i rischi superavano di gran lunga i benefici. Non c’era rendimento, non c’era alcun cuscinetto che ci desse un margine di sicurezza.
Oggi abbiamo molte opzioni come investitori in obbligazioni. E un aspetto ancora più positivo è che non è necessario che i tassi scendano per ottenere un rendimento in obbligazioni. Se i tassi fermeranno la loro salita, questo sarà sufficiente per vedere dei buoni rendimenti con le obbligazioni.
Quindi, cosa sapere prima di investire in obbligazioni?
- Se sei preoccupato per l’aumento dei tassi o dell’inflazione, sappi che i rendimenti delle obbligazioni sono i più alti che abbiamo visto negli ultimi 20 anni circa (escludendo la crisi del debito europeo del 2011).
- Se sei preoccupato per la deflazione, il calo dei tassi di interesse, una recessione o il taglio dei tassi a breve termine da parte delle banche centrali, puoi effettivamente bloccare i rendimenti nell’intervallo del 3%-5% sulle obbligazioni a medio termine.
- Se sei preoccupato per il tuo potere d’acquisto, puoi inserire qualche obbligazione con rendimenti legati all’inflazione.
Che si tratti di obbligazionari a breve o lungo termine, ogni opzione presenta i propri rischi:
- per i titoli a breve termine si tratta del rischio di reinvestimento
- per obbligazioni a medio-lungo termine si tratta di tassi in aumento e inflazione
- per i titoli legati all’inflazione si tratta di tassi in aumento e deflazione.
Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da fatica e sofferenza, ma oggi gli investitori in obbligazioni hanno finalmente alcune opzioni dopo anni di rendimenti obbligazionari irrisori.