“Il dossier titoli del signor Jones ha subito un duro colpo nel 2008 (crisi subprime e Lehman Brothers) e non si è più ripreso. Spaventato dal calo di oltre il 40% dell’SP500 nel 2008, il signor Jones ha venduto i suoi investimenti e ha investito in un fondo a capitale protetto che ha guadagnato circa l’1% all’anno. Di fatto ha venduto ai minimi, perdendo tutto il lungo mercato rialzista successivo al crollo”.
La vendita degli investimenti dopo che si era già verificato il crollo ha cambiato completamente la vita di questa famiglia.
Esistono diversi modi per avere successo come investitore e, al contrario, ne esistono una manciata per fallire sui mercati.
Tuttavia, questi pochi tipi di errori possono rivelarsi deleteri; un po’ come nel caso della famiglia Jones…
5 principali errori negli investimenti finanziari
Le strade per creare ricchezza sono numerose – pur essendoci delle strade che hanno più probabilità di riuscita – e sono legate a stili e scelte di investimento del tutto diverse, caratteristiche di ogni investitore.
Il discorso, invece, cambia del tutto quando si pensa a ciò che possiamo sbagliare quando siamo sui mercati.
Ci sono, infatti, 5 principali errori negli investimenti finanziari che portano a fallire sui mercati:
- permettere alle emozioni di avere la meglio su di te
- seguire investimenti “alla moda”
- non avere un piano di investimento
- pensare di essere più intelligente dei mercati
- avere troppa fiducia nelle proprie capacità di investitore.
È chiaro che possono esserci altri scenari, ma questi restano i maggiori e più comuni errori che gli investitori commettono.
Errori negli investimenti finanziari: chi e quando li commette?
Da Warren Buffett al piccolo trader inesperto, ogni investitore commette errori.
Ciò significa che tutti possono incappare nelle situazioni che abbiamo appena visto; non solo i giovani investitori, ma anche persone più grandi, che investono in malo modo somme importanti, talvolta i risparmi di una vita o un’importante eredità.
Il Wall Street Journal, qualche tempo fa, ha profilato un campione di singoli investitori per chiarire proprio questo aspetto e vedere come le persone reagiscono nei casi di crisi.
E qui torniamo all’esempio iniziale della famiglia Jones. Non sono stati di certo gli unici a vendere durante la Grande Crisi Finanziaria.
Ma come possiamo inquadrare questa scelta? Cosa ha portato gli investitori a questa decisione?
In un certo senso, è comprensibile il motivo per cui così tanti investitori hanno venduto: il mercato è stato ribassista per 18 mesi ed è sceso di oltre il 40%.
E tutto ciò si è verificato prima ancora che i mercati recuperassero dallo scoppio della bolla delle dot-com, un altro crollo del mercato che ha dimezzato il mercato azionario all’inizio di quello stesso decennio.
Con il senno di poi è facile da dire, ma in quel frangente, nel bel mezzo del panico generale, comprare non deve essere sembrata una strategia vincente.
Quando conviene disinvestire?
Il market timing è sempre difficile e farlo nel bel mezzo di un crollo del mercato lo rende esponenzialmente più difficile dal punto di vista psicologico.
Vendere tutto dopo aver subito grosse perdite può fornire un senso di sollievo, ma qualsiasi sensazione di benessere a breve termine finisce per fare più male che bene.
“Vendi tutto, ricompreremo quando le acque si saranno calmate”.
Questa è una frase classica, ma poi non si rientra mai, perché quando le acque si calmano, spesso è tardi.
Inoltre, quando i mercati ripartono, come tendono sempre a fare dopo un crollo del mercato, hai paura a reinvestire perché presumi che quel recupero non durerà.
Torniamo un attimo al nostro esempio e valutiamo alcuni dati:
- a un anno dal minimo del marzo 2009, l’S&P 500 era salito di quasi il 70%
- due anni dopo, il mercato era quasi raddoppiato
- nel 2015 il mercato azionario era salito di oltre il 200% rispetto ai minimi.
Cosa significa tutto questo? Il risultato finale è stata una prima perdita causata dai ribassi e una seconda perdita dovuta al disinvestimento. Insomma, un po’ come perdere due volte.
Come investire in caso di ribasso del mercato?
Fai una mossa preventiva: crea un’asset allocation che ti faccia sentire a tuo agio in qualsiasi contesto di mercato.
L’asset allocation non può salvarti dalle perdite. Purtroppo non c’è ricompensa nel lungo periodo, se non sei disposto ad accettare qualche rischio di perdita nel breve periodo.
Tuttavia, il punto centrale di un portafoglio ben bilanciato è di riuscire a essere abbastanza resiliente durante mercati rialzisti, ribassisti, laterali e ancora in caso di inflazione, deflazione, boom, crolli e tutto il resto.
Come sempre, la consapevolezza del tuo profilo di rischio e del tuo orizzonte temporale sono essenziali e aumentano le probabilità di evitare un errore nel momento peggiore possibile.
Lavorare con un consulente finanziario può essere la scelta vincente per costruire un portafoglio su misura per te, in grado di resistere agli sbalzi di mercato, arginare il più possibile eventuali errori negli investimenti finanziari e farti trovare sempre pronto per fronteggiare la situazione a tuo vantaggio.