Il primo trimestre del 2022 è terminato. Un inizio anno arrivato dopo una lunga corsa dei mercati nel post-covid.
La volatilità è stata elevata, complici un’inflazione ben al di sopra di quella avuta negli ultimi 20 anni e, soprattutto, l’invasione russa in Ucraina.
Moltissime persone si sono sentite dei guru per un anno e mezzo, per passare negli ultimi tempi a sentirsi incapaci. Posso affermare che non erano guru prima, né sono incapaci ora. Hanno solo commesso degli errori, come spesso accade quando si investe da soli.
Il principale fattore scatenante, in questi casi, sono i bias comportamentali.
Cosa sono i bias comportamentali?
Nella finanza, un bias è un atteggiamento che comporta l’affidarsi a ciò che già si conosce e che risulta in qualche modo familiare.
Per gli investitori, in genere, i bias comportamentali compromettono la capacità di prendere decisioni di investimento.
Spesso, l’unico modo per superarli è confrontarsi con un consulente finanziario preparato, che mostra le cose sotto una prospettiva che va oltre il bias e, di conseguenza, ti aiuta a prendere decisioni migliori.
3 bias comportamentali nelle scelte degli investimenti
I bias comportamentali possono costare cari agli investitori. Ecco perché è importante conoscerli e riuscire a gestirli, anche con l’aiuto di un consulente.
Analizziamo insieme 3 casi e i modelli sistematici che possono essere usati per evitarli e generare rendimenti costanti a lungo termine.
1. Sovraccarico di informazioni
Ogni giorno dobbiamo gestire un sovraccarico di informazioni. A volte, per prendere decisioni, ne abbiamo un disperato bisogno.
Sfortunatamente, noi umani non siamo programmati per gestire grandi quantità di dati. Siamo fatti per assimilare pochi dati, elaborarli nella mente e poi prendere una decisione.
Trovarsi di fronte a un gran numero di variabili può portare a un eccesso di fiducia, il che può nuocere alla performance degli investimenti.
In uno studio sul processo decisionale degli investitori di capitale di rischio, Zacharakis e Shepherd hanno riscontrato che il 96% dei partecipanti era troppo sicuro di sé. Un’eccessiva fiducia che ha influito in modo negativo l’accuratezza del processo.
Secondo lo studio, uno dei fattori che ha causato l’eccesso di fiducia è la quantità di informazioni impiegata dagli investitori. “Anche se sono disponibili maggiori informazioni, in genere le persone non le analizzano tutte (sebbene credano di farlo). Di conseguenza, una maggiore quantità di informazioni crea una maggiore fiducia, ma causa anche più approssimazione nel processo decisionale”.
Un consulente finanziario può avere anche la funzione di analizzare le informazioni, selezionarle, filtrarle e renderle fruibili all’investitore in un formato più comprensibile e semplice.
Concentrarsi su poche informazioni chiave semplificherà i processi decisionali e permetterà di fare scelte migliori nella gestione dei propri investimenti.
2. Paralisi temporanea
La reazione di attacco o fuga (fight or flight) ha tenuto in vita gli esseri umani nel corso della loro evoluzione. Eppure in questa reazione manca un altro riflesso innato: quello di restare immobili (fight, flight or freeze).
Molti animali, compresi gli esseri umani, si immobilizzano in situazioni di stress. Si tratta dell’incapacità di gestire lo stress, o è forse un meccanismo di difesa che abbiamo nel DNA?
Senza addentrarci in questa discussione, possiamo comunque ragionare su ciò che accade nella pratica: è evidente che in periodi di forte sell-off molti investitori “si immobilizzano”.
In altre parole, sono incapaci di compiere azioni che sarebbero semplici in una situazione normale e senza stress.
Spesso gli investitori sono paralizzati da un’improvvisa svolta degli eventi e sono incapaci di agire. Questa paralisi temporanea ostacola il processo decisionale quando si tratta di investire.
Un consulente finanziario può aiutare a ricordare che l’antico assioma di investimento “compra quando tutti hanno paura” rimane ancora uno dei più validi.
Così il bias della paralisi temporanea umana è superato ed è possibile aprire il portafoglio per trarre profitto dai drawdown del mercato.
3. Ancoraggio
Questo 2022 ci promette di tornare a viaggiare come prima del Covid-19. Per me programmare un viaggio è emozionante quasi quanto partire. Succede anche a te?
Ami provare i piatti locali; Trip Advisor ti consiglierà meravigliosi ristoranti per soddisfare il palato. Vuoi organizzare una gita con i bambini; hai trovato un parco che fa proprio al tuo caso. Ti piace l’arte; ecco la lista dei musei da non perdere.
L’elenco dei buoni motivi per prenotare la tua vacanza è infinito. Ecco un esempio di ancoraggio: trovare un’informazione e poi fare in modo che i dati successivi supportino il dato iniziale.
L’ancoraggio funziona così bene perché, anche se ci piace credere di saper pensare in modo razionale, non è così: più l’emozione è forte, più prevale sulla razionalità.
È un meccanismo molto usato dalle società pubblicitarie – suscitano un’emozione e poi la ancorano al prodotto che promuovono – oppure Internet e i social media – forniscono informazioni basate su interessi preesistenti.
Il problema dell’ancoraggio è che crea delle bolle in cui solo un certo tipo di informazioni filtrate giunge a destinazione, causando la perdita di dati importanti.
Quando si tratta di investire, un consulente può servire a eliminare proprio questo meccanismo di ancoraggio, per prendere decisioni razionali.
“Quando i fatti cambiano, io cambio opinione. Lei cosa fa?” è una citazione spesso attribuita all’economista John Maynard Keynes.
Come abbiamo visto, a causa dei bias cognitivi la maggior parte degli esseri umani non cambierà idea con il mutare dei fatti, ma si limiterà ad adattarli alle sue opinioni.
Un consulente capace di filtrare le informazioni, di ricordare cosa è meglio fare durante le fasi di ribasso e di portare razionalità all’interno dei processi decisionali, ti guiderà a fare scelte di investimento migliori.
Insomma, decidere con la testa, non con la pancia.