Gli strascichi della pandemia e la guerra in Ucraina potrebbero indurre una delle contrazioni economiche più bizzarre della storia.
In occasione della pandemia, l’NBER (National Bureau of Economic Research, istituto impegnato nell’analisi dei dati economici, analogo all’ISTAT) non ha riconosciuto ufficialmente l’inizio della recessione cominciata nel febbraio 2020 fino a giugno dello stesso anno.
Con le economie mondiali paralizzate, nessuno aveva bisogno di ricerche e statistiche economiche per sapere che stavamo vivendo una recessione.
Ma non è sempre così facile capire che una recessione è in arrivo o addirittura in corso.
Cos’è una recessione?
La definizione più comune è quella secondo cui, si è in recessione quando si hanno 2 trimestri consecutivi di PIL negativo.
L’NBER, inoltre, ha una sua definizione personale: “Una recessione avviene quando si verifica un calo significativo dell’attività economica, diffuso in tutta l’economia e che dura più di qualche mese”.
Il punto di vista del comitato è che ciascuno dei tre criteri – profondità, diffusione e durata – ha un suo ruolo all’interno della definizione di recessione.
I dati economici, però, non coincidono con il mercato azionario. Non vengono aggiornati ogni singolo giorno. Possono essere difficili da definire. Richiedono previsioni, rilievi, aggiornamenti e rettifiche.
Quando si parla di recessione?
L’economia statunitense è qualcosa come 25 trilioni di dollari, quella mondiale ancora di più, con miliardi di lavoratori e imprese coinvolti.
Ci sono molti elementi in movimento, quindi può essere difficile capire cosa sta succedendo in tempo reale.
Tuttavia, oggi, moltissimi economisti ed esperti del settore, si sbilanciano e sembrano prevedere una recessione in questo momento.
Anche molti sondaggi effettuati tra le persone comuni evidenziano che quasi il 50% degli intervistati pensa di essere già nel mezzo di una recessione.
Eppure:
- il tasso di disoccupazione negli USA è ancora del 3,6%
- i salari stanno aumentando negli USA (e molto presto anche in Europa)
- i consumi sono ancora stabili.
Potremmo essere in recessione in questo momento, ma i dati economici a livello globale sembrerebbero contrastare questa argomentazione.
Recessione economica: alcuni esempi
- Gennaio 1980, breve recessione definita ufficialmente come tale solo a giugno dello stesso anno, appena un mese prima che la recessione stessa finisse.
- Recessione da luglio 1981 a novembre 1982, dichiarata solo nel gennaio 1982.
- Estate del 1990, la recessione non venne determinata fino alla primavera del 1991.
- Marzo 2001, la recessione è stata ufficialmente dichiarata solo a novembre 2001, mese in cui è finita.
- Recessione della Grande Crisi Finanziaria iniziata nel dicembre 2007 e ufficializzata a dicembre 2008.
Recessione e inflazione
In questo contesto siamo propensi a dare grande responsabilità all’inflazione, forse perché non eravamo più abituati a questo fattore.
Sì, l’inflazione è la più alta degli ultimi 40 anni, ma un’inflazione elevata non significa che siamo attualmente in un rallentamento economico.
È vero che le possibilità di una recessione aumentano con un’inflazione così alta e che sarà difficile abbassarla senza causare una recessione, ma il risultato finale non deve per forza essere negativo.
Mercato azionario e recessione economica: che rapporto c’è?
Il mercato azionario potrebbe scendere ancora rispetto ai valori odierni, ma sarebbe sbagliato usare l’economia come criterio per prevedere cosa faranno i mercati azionari. Ancora di più se dovessimo entrare in una recessione.
Cosa intendo?
Diamo uno sguardo a tutte le recessioni dalla Seconda guerra mondiale in poi, insieme ai rendimenti dell’S&P 500 nei sei mesi precedenti la recessione, durante la recessione stessa e poi a uno, tre, cinque e dieci anni dalla fine della recessione:
Ecco cosa notiamo:
- Rendimenti medi a uno, tre, cinque e dieci anni per l’S&P 500 dopo una recessione sono rispettivamente +20,9%, +48,6%, +93,5% e +256,4%. Buoni valori.
- Ribasso medio durante una recessione del -31%. Brutto valore.
- Esistono casi in cui una recessione non ha creato disastri sui mercati azionari: ad esempio nel 1948-1949, 1953-1954, 1957-1958, nel 1980 e nel 1990.
Ciò che rende gli investitori così ansiosi in questo momento è non sapere se il peggio è alle nostre spalle oppure se le cose potrebbero peggiorare.
Purtroppo lo sapremo solo con il senno di poi!
Il mercato azionario e l’economia, infatti, non sono sempre sincronizzati tra loro!
A volte sembra essere il mercato azionario a guidare l’economia e non viceversa. A volte il mercato azionario è troppo lento nel reagire ai dati economici. A volte le azioni scendono assieme all’economia.
Al contrario, possiamo dire che, praticamente sempre, il mercato azionario va molto bene alla fine di una recessione.
Quanto dura una recessione economica?
Il problema qui è duplice:
- è complesso prevedere i tempi di una recessione
- è difficile prevedere come e quando il mercato azionario reagirà a una recessione.
Pur individuando alla perfezione i tempi della recessione, si può sbagliare del tutto l’andamento del mercato azionario.
È importante ricordare che anche conoscendo le date esatte di inizio e fine di una recessione, non necessariamente questa informazione costituisce un’agevolazione nel decidere come e quando investire.
Le tempistiche dell’economia sono difficili. Le tempistiche del mercato azionario sono ancora più difficili.